Claudio Ranieri, per alcuni un “professore”, un “gentleman”, per altri solo “the Tinkerman”: dopo una lunga carriera nel campionato italiano, il tecnico laziale è rientrato in Premier League e lo ha fatto dalla porta principale. Chiusa molto negativamente la parentesi di commissario tecnico della Grecia, Ranieri è stato chiamato a guidare il neopromosso Leicester, dopo aver già guidato in Inghilterra nientemeno che il Chelsea. Una piccola rivincita per l’allenatore italiano, proprio mentre la sua ex squadra sta vivendo il peggiore inizio di stagione della propria era moderna.
Nonostante non sia mai stato considerato un “top manager”, Ranieri si è seduto sulle panchina di Inter, Roma, Napoli, Juventus e Fiorentina in Italia, mentre all’estero oltre al Chelsea, nel suo passato ci sono esperienze anche con Valencia, Atletico Madrid e Monaco. Intervistato dal ‘Corriere dello Sport’, Ranieri si racconta senza peli sulla lingua e rivela un particolare della sua esperienza bianconera che sta facendo molto discutere:
“Non c’era la dirigenza di adesso, c’era un aria di rinnovamento, ma il peso della società lo respiravi tutto. L’addio? Non eravamo più d’accordo sui piani di mercato. Mi fu detto che i giocatori li decidevamo e prendevamo in tre: io, il ds Secco e l’amministratore delegato Blanc. Arrivò una scelta su cui non concordavo, mi dissero che loro due invece erano d’accordo. E io risposi: “Benissimo, allora vado via io”. Poi che mi esonerarono a due giornate dalla fine conta poco. Il calciatore in questione? Posso anche dirlo, era Cannavaro. Era un grande giocatore, ma io facevo un discorso di linearità, non mi sembrava giusto: erano scesi in B in sei riportando la squadra in A. Perché riprendere uno che intanto era andato al Real e aveva vinto uno scudetto? Poi fece anche bene Cannavaro, il mio era un discorso di correttezza. E non c’entra lo spogliatoio”.
Quanto al campionato italiano, Claudio Ranieri lo vede “in grande ripresa” a livello internazionale, come confermano i risultati di coppa dello scorso anno e le spese pazze del mercato estivo:
“Stiamo tornando competitivi. I soldi fanno le squadre competitive – continua – , è sempre stato così. C’è stato un periodo in cui eravamo noi a dettare legge, portavamo due squadre in finale di Champions League. Poi, lo scenario è cambiato. E ora sta ricambiando. Certo, non si può ottenere tutto dall’oggi al domani, ma in Italia crediamo di farlo: vediamo la Juventus, grandissima squadra, grandissima dirigenza, però non si possono perdere tre giocatori come Pirlo, Tevez e Vidal e non risentirne pur rimpiazzandoli bene. Ora, Allegri deve avere il tempo di riassemblare e far capire bene ai nuovi quello che vuole. Il campionato? Io lo vedo più bello, negli ultimi anni ce ne era una che scappava e le altre che dovevano decidere secondo posto e Champions. Invece, con il fatto che qualcuna ha perso giocatori importanti e altri hanno cambiato allenatori, c’è una situazione aperta, di maggiore equilibrio. Roma favorita perché ha mantenuto l’allenatore con cui lavora da due stagioni e dove ha cambiato ha migliorato. Poi sono contento per la Fiorentina, per il Torino di Ventura che ha cambiato, ha detto, fatto e sta lassù”.
In Inghilterra Ranieri si trova benissimo e anche se non chiude ad un possibile ritorno in Serie A prima o poi, è quasi certo che non allenerà di nuovo una nazionale dopo l’esperienza greca:
“Nel calcio quando dici una cosa vieni smentito. Mai dire mai, quindi. Io devo avere un rapporto quotidiano con la squadra, mi sento più portato per il lavoro di allenatore che non di ct. Poi anche qui, mai dire mai”.
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